venerdì 12 giugno 2015

The first cut is the deepest

Pensare ad altro, guardare le piastrelle macchiate di sugo, a quanti giorni c’erano prima, a quanti ce ne sono adesso, al rumore che deve aver fatto il corpo che cade sul pavimento dell’aula magna, alle facce degli studenti.

La lama della lattina passa sotto la pelle, con poco amore, recide con eleganza il primo strato dell’epidermide e passa sotto.

Il secchiaio è rosso, la mano è rossa, la stanza diventa rossa.

L’acqua fredda stinge il colore ed il dolore arriva pulsante ad intermittenza. La lattina è ora posata sulla costola del secchiaio, insieme alle bucce di cipolla, ai ceci, all'insalata.

Il sangue pian piano si rapprende. La pelle, invece,resta sollevata. Occorre un panno, un cerotto, del disinfettante.

Il rosso è finito.C’è la luce gialla delle sere d’estate.

I pensieri, soldatini ubbidienti, ad uno ad uno ritornano: Quanti giorni ci sono stati, quanti ne abbiamo, quanti ce ne rimangono.